Danila Olivieri
1° classificata
Potevi dirmelo
E la casa era lì,
in cima alla salita
di una terra che aspramente scollina;
lo sguardo su ulivi e vigneti,
la pelle grinzosa scurita
di sole e di scirocco.
Il tempo sai – tu mi dicevi – sgretola sassi, scava rughe
e adagio poi t’annera
l’arcobaleno dei pensieri…
Ma nel lecceto, il fremito
del vento era immutato
e nel giardino
fra fitte siepi e bruciore d’ortiche,
s’era schiuso il cerulo cielo
dei tuoi giacinti.
... Potevi dirmelo
l’aprile di partenza,
nell’aria di profumi accesa,
che avresti portato l’azzurro
fissato dentro gli occhi,
anche l’istante
dello schianto con l’auto
condotta dal destino.
Potevi dirlo madre mia!
Avresti alleggerito
un poco, questa pena.
Umberto Marzolla
2° classificato
La protesta di un uomo
Dove noi viviamo
ogni giorno
e cerchiamo la vita
scrivendo sui tavoli
canti nuovi
di speranza,
innalzando bandiere
lacerate
dal vento dell’odio
qualcuno muore
ancora
perché è rimasto
troppo solo.
Perché gli è mancato
quel coraggio pazzo
che ci spinge
per le strade
infuocate di pietre
aguzze,
che ci fa urlare
parole nuove
di protesta
per nascondere
le nostre anime
confuse.
Dove noi viviamo
qualcuno muore
solo
e non ce ne accorgiamo
che a sera.
troppo tardi.
Paola Garuti
3° classificata
Il lago di Loz
dedicata a Leonardo
Un passo…
ancora un altro passo…
Il lago, così caro alla memoria,
si abbraccia con uno sguardo – eri un bambino allora
e tutto ti sembrava più grande! –
Volteggiano libere le armoniose libellule,
intrecciano danze i tuoi mille pensieri
uniti nel sogno di un affetto perduto.
S’increspano lievi le acque tranquille
cullate dal vento della calda estate,
un salice chino si specchia a cantare
lo stupore dell’esistenza.
Il tempo ci ruba attimi e gioie
che vorremmo rivivere
ma ci dona ricordi preziosi
per riportare la pace
nel tumulto del cuore.
Un nuovo raggio di luce brilla
nei tuoi leggiadri occhi sinceri
e allegro colora le nostre giornate
così intense e mai uguali.
Un passo…
ancora un altro passo…
rincorrendo l’amore per la vita.
Claudio Moruzz
4° classificato
Terra mia
Belli i miei posti del cuore,
sono in cima a colline di verde.
Qui attorno è un ventaglio di colore
limpido, vivo, ma senza rumore.
Mi sorprendo a godere guardandoli.
È come vivere in un incantesimo di solidi sogni,
filigrane di rubinie, diademi sui rovi di more,
molto spesso io vi sogno ed ho bisogno di voi.
Mi incammino per stradette deserte,
ma in ogni dove c‘è una vita nascosta
e io la sento che mi guarda e mi ascolta.
Infinito è l’orizzonte che vedo:
macchie tenui, rocce sparse, rivoli d’acqua chiassosi,piacevole quiete, rumori eterni, muschi odorosi.
In cima ad un albero un falco curioso mi stride,
poi fiero si lancia e con un colpo di ali si alza.
Magica creatura di terra nel cielo.
Belli questi miei giorni vissuti
lontani dal mio denaro e dal mondo
un brivido mi assale pensando per dove devo tornare.
Terre dei miei avi io vi amo
terre scavate e fecondate dall’uomo,
modellate dal vento e dalle piogge,
conservate ed indurite dal sole.
Colline cariche dei miei ricordi,
ricordo di bambino così lontano.
Ora che è uomo,
ma che non vi ha mai dimenticato.
Adriana Scarpa
5° classificata
Un involto di nebbia
Sotto lo smeraldo del semaforo
mi prendi sottobraccio per evadere
dalla città dove il cemento
ammorba il respiro.
Nel nostro tempo allora
entra voce di alberi
e crosciare sommesso della roggia
e uggiolare di randagio.
Tutti il giorno fummo sommersi
da un involto di nebbia.
Giacomo Giannone
6° classificato
Vento di scirocco
Vento di scirocco
sul mio volto,
pioggia di sabbia
sulle labbra arse.
Accende tizzoni
di cupo fulgore
la mia sciara,
si secca il mandorlo
e la palma nana.
La serpe rinnova
il vestito di squame,
la lucertola ansita
fra le stoppie della “disa”.
Si sente il deserto
vicino e dell’afa
l’arsura asfissiante,
si sente il lamento
dell’uomo smarrito.
Naufraghi senza nome,
cadaveri su acque
indifferenti, l’estate
sulla languida spiaggia.
Si masticano allora
i frammenti dei sogni
dell’altro che fugge
sotto il sole che scotta
sulla piana desolata.
Si vuole rubare
un raggio di speranza,
le meduse alla battigia
filamentose si posano.
È amaro al clandestino
il miele dell’estate,
piove sulla terra
polvere di sabbia,
spira vento di scirocco.
Capo Passero – Estate 2002
Franco Brusa
7° classificato
sopra due vallate
ampie come il mondo
la mia casa
in un paesaggio eterno
e primitivo
di sassi
e pinastri
con le finestre aperte
alle nebbie e
le distanze
tra un giardino di sambuchi
e un noce secco con
la pelle arrugginita
e muri ricchi
di canti di echi
di suoni
la mia casa
in mezzo ai venti
alle bufere
a due passi dal sole
in un luogo ideale
per aspettare le albe
e i tramonti della nostra vita
un passero sta desto
nell’onda
non so dove
non so quando
in amore non voglio
dormire – per meritare al tuo cuore
più della luce del giorno
per somigliare ancora
all’acqua del fiume
Anna Calossi
8° classificata
Il fiore della notte
Marchiata da quel nome antico
strappata dallo stelo ancora in boccio per me è vietato amare.
Cigno dalle occhiaie spente,
guardo con pena sotto queste stelle
sporcarsi in acque notturne le mie piume.
Schernita dall’egoismo umano devo apparire bella quando il sole declina.
Sbattuta su marciapiedi ombrosi
audacemente vesto centimetri di stoffa,
profumo il mio aspetto e accolgo il vizio
in un mulinello di false delizie.
Vedo curvi su di me, visi muti, sconosciuti
ed il mio fascino svanisce nel caos che tormenta la mia ignobile vita.
Sono la donna sporca, volutamente infeconda,
sono la sbagliata, sono un’anima provata.
Mi hanno rapito anche la dolcezza,
da quegli occhi pieni di soddisfazione ho preso schiaffi, sputi e botte,
sul mio viso intriso di dolore vorrei solo una carezza.
Ogni sera nel mio casto silenzio veglio su di te famiglia mia
e piango al pensiero del mio amato mare.
Ma avrò la forza di lottare per ritrovare quel prato
dove ancora bambina correvo per vedere te
e timida arrossivo al tuo saluto.
Danilo Tabacchi
9° classificato
Noia
La nebbia oltre quei muri.
Oltre i pensieri non so…
Isole senza fine
sono i ricordi,
congelati per sempre nelle stanze
perdute ad altri occhi.
E le abitudini
spargono fioca luce sugli oggetti
che soliti, sembrano inutili,
consueti come la mia pelle,
come il mio volto nello specchio.
Mario Broglia
10° classificato
Davanti al mare
Un uomo sulla spiaggia.
È solo
e guarda.
Il mare cupo,
un gabbiano che grida.
Il tempo è opaco,
laggiù
l’orizzonte non c‘è.
Si muove
lento
sulla sabbia,
trascina mille perché.
Ovunque
una sorgente,
un fiume,
altri fiumi
corrono senza posa.
Ognuno è solo.
Il passo si ferma,
il disordine cresce.
Là,
più in là,
si alzano i flutti
del gorgo vorace.
Il cielo è lontano,
è troppo lontano.